La Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze chiude le indagini ai primi del 2019 e richiede il rinvio a giudizio 14 indagati dell'inchiesta denominata 'Vello d'Oro', nome della pelle del vitello pronta per essere lavorata nelle concerie toscane e in quelle dell’Empolese, coinvolgendo alcune concerie storiche toscane portando l’inchiesta fino alla Calabria.

La DDA avrebbe messo in luce reati di usura e false fatturazioni nel comprensorio del cuoio e culminava l’inchiesta, nel febbraio del 2018, con la richiesta e l’applicazione di 11 misure di custodia cautelare in carcere e 3 ai domiciliari. I reati contestati a vario titolo agli indagati sono altresì associazione a delinquere, estorsione, usura, riciclaggio, autoriciclaggio e sequestro di persona a scopo di estorsione, tutti reati aggravati dal metodo mafioso.

L'indagine ha preso spunto da una denuncia per usura presentata nei confronti di un imprenditore calabrese trapiantato nel comune di Firenze il quale, a fronte di un prestito, avrebbe preteso la restituzione, il giorno dopo, della somma con un tasso d'interesse pari al 6.000% su base annua.

Dall'inchiesta sarebbe emerso un sodalizio criminale composto da membri delle famiglie calabresi più note ed importanti con una rete di società cartiere, con sede anche all'estero, che sarebbero servite per coprire, secondo l’accusa, attraverso false fatturazioni, ingenti movimenti di denaro proveniente da attività illecite.

Uno dei componenti con i reati più gravi si rivolge allo Studio Legale Gallo e l’avv. Fabrizio Gallo, con il Prof. Giuseppe Carugno, ha sostenuto nell’ udienza preliminare del 7 giugno 2019, la fragilità del castello accusatorio partito da una denuncia fatta da due pregiudicati la cui attendibilità è fortemente minata da mancanza di riscontri esterni.